Molti si chiederanno chi sia stato questo Toesca e, soprattutto, cosa abbia avuto che fare con la storia di Brindisi? Chiariamo subito che Pietro Toesca viene ricordato come uno dei più importanti storici dell’arte medievisti del Novecento. Senza ripercorrere totalmente la sua lunga carriera, ricordiamo soltanto che nei suoi libri ha ricostruito per la prima volta il quadro dell’arte figurativa del medioevo. Fu professore per l’appena istituita cattedra di Storia dell’Arte all’Università di Torino e successivamente a Firenze e Roma. Fra i suoi studenti anche Giulio Carlo Argan, Roberto Longhi e Federico Zeri. Nel 1939 entrò a far parte del Consiglio tecnico dell’Istituto Centrale per il Restauro, ora Istituto superiore per la conservazione ed il restauro. Fu, inoltre, direttore della sezione Storia dell’arte medievale e moderna dell’Enciclopedia Italiana dal 1929 al 1937, e membro nazionale dell’Accademia dei Lincei dal 1946. (Fonte wikipedia)
La nostra storia inizia nell’agosto del 1920, allorchè la Commissione edilizia decise di spostare la Fontana de Torres da piazza del Popolo (attuale piazza Vittoria) alla vicina piazza Anime, inserendo al suo posto, il Monumento ai Caduti (commissionato nel 1926 a Edgardo Simone e, oggi, dopo vari ripensamenti, in Piazza S. Teresa). Ma, Soprintendenza e Ministero non furono d’accordo con il Comune comunicando le “ragioni storiche e artistiche” che impedivano quella scelta.
Allora il Sindaco, fu costretto a rivolgersi direttamente al Ministro dell’Istruzione chiarendo i motivi alla base della richiesta:
“Questa fontana non armonizza col nuovo progetto di sistemazione di stile moderno della piazza (…). Brindisi nel soprasuolo e nel sottosuolo è ricchissimo di ricordi dei secoli che furono, e se i brindisini dovessero votarsi alla perpetuità, senza riguardo alla circostanza se abbiano o no pregio artistico, Brindisi non potrebbe compiere, nei riguardi delle strade o degli edifizi, alcuna opera pubblica, e dovrebbe rimanere, per un incomprensibile omaggio al passato, la modesta cittaduzza posta a tergo di un porto mondiale”.
L’ideologia alla base la ritroviamo, purtroppo, ancora oggi, quando si pensa di poter sacrificare ciò che rimane della nostra storia di fronte a obiettivi di sviluppo e modernità. Nella richiesta, le autorità comunali esprimevano, quindi, un implicito giudizio di “scarso pregio” per la Fontana de Torres.
Intervenne nella disputa, per la fortuna della città, l’autorevole parere dello storico dell’arte Pietro Toesca, di cui si è parlato in precedenza, il quale esaminò la fontana nel corso di un sopralluogo a Brindisi. Il suo giudizio venne espresso dal Soprintendente Calzecchi in una lettera a don Pasquale Camassa:
“Egli ammira la fontana stessa e la ritiene di epoca assai più remota di quella indicata nella iscrizione. Crede inoltre che bisogna assolutamente assicurarne la conservazione in situ evitando anche di sollevarla ad un livello più alto”.
L’iscrizione alla quale si fa riferimento si trova nella vasca superiore e celebra la riparazione dell’acquedotto, nel 1618, da parte del Governatore de’ Torres.
Queste stesse considerazioni del Toesca vennero riproposte dal Soprintendente Quagliati in una relazione al Ministero nel maggio del 1928, a cui furono allegate 2 fotografie della Fontana in Piazza del Popolo (oggi Piazza Vittoria). Dalle foto il ministero poteva prendere visione del monumento, di cui il Toesca riporta al secolo XII il bacino marmoreo e lo stelo mediano, di stile bizantineggiante. La vasca inferiore è composta di antichi frammenti erratici che sembrano di colonne, rimaneggiati all’interno e all’esterno, e, la tazza superiore ha la sagoma del fonte battesimale nellExultet della Cattedrale di Bari (principio del secolo XI).
Nell’articolo “Una fontana storica” di P. Camassa, vengono riportati i pareri espressi sulla Fontana anche da altri esperti di fama internazionale, uno è il Dr.Henry B. Hoover dell’Accademia Americana di Roma, il quale riteneva che “i frammenti che formano la Fontana, sono tutti di data anteriore al 1618; la vasca potette appartenere ad altra fontana più antica, presentando i caratteri di un lavoro dall’8° al 10° secolo, come pure i pezzi del circolo inferiore erano da lui ritenuti come provenienti da colonne romane frammentarie. Della stessa opinione è l’arch. Guido Fiorini di Roma, il quale è convinto che, tanto la vasca centrale quanto la recinzione basamentale, i cui elementi egli riscontra in un bassorilivo del Palazzo Rondanini in Roma, siano romani.
La Fontana de’ Torres quella volta rimase al suo posto ma, sappiamo bene, che in passato non sempre ci è andata bene, e, in nome dello sviluppo e della modernità, purtroppo, altri scempi sono stati compiuti.
Per saperne di più sulla Fontana de Torres andate al nostro articolo – http://wp.me/p8GemW-4m
Abstract – Laura Casone, Restauri a Brindisi tra Ottocento e Novecento